Piano e canto, due modi per riuscire a respirare in equilibrio tra pop e jazz

L’intervista – di Stefano Rossi (Il Giornale di Vicenza, Martedì 5 Febbraio 2013)

Passione e delicatezza al contempo: la musica di Michèle Raffaele (il suo nome si scrive proprio così, con l’accento, perché lei è canadese di Montréal) riesce a mettere assieme la grande energia espressiva che la giovane interprete possiede con la poesia che le è propria.
Dopo un percorso musicale personale di alcuni anni, ha voluto ora mettere il tutto nero su bianco con un Ep che, intitolato“Minoroffender”, ripercorre alcune delle sue canzoni, in attesa dell’album previsto per l’estate prossima.

In questo Ep hanno suonato Fabrizio De Tata (chitarra), Toni Moretti (contrabbasso), Massimo Tuzza (percussioni), Matteo Marzaro e Irene Pedrollo (violino), Martina Pettenon (viola), Andrea Marcolini (violoncello). Lo si può trovare da Saxophone a Vicenza, al Discovery di Schio e al Pick-Up di Bassano. Info: purple_star555@yahoo.com.

Michèle, prima di tutto come sei arrivata in Italia?

Dopo essermi laureata in piano classico all’università in Canada, avevo anche iniziato a cantare musica operistica e a studiare italiano per capire cosa stavo cantando. Così, ho vinto una borsa di studio per venire a studiare in Italia. Quando il periodo di studio è finito, ho cercato lavoro, mi sono spostata anche in Francia ma… ho preferito tornare in Italia.

Questa tua passione per la musica c’è sempre stata?
Devo dire che, dopo la laurea, ho lasciato un po’ da parte il pianoforte, anche perché per laurearti devi suonare sei o sette ore al giorno e per questo ho iniziato a cantare. Quando mi sono sistemata qui a Vicenza, una decina di anni fa, mi è tornata la necessità di scrivere e ho iniziato a mettere giù canzoni e a esibirmi.

Come nascono le tue canzoni?
Prendono spunto da qualcosa oqualcunoche,nellavita quotidiana, mi colpisce. Ad esempio, “Remember me next sunday” è nata perché alcuni anni fa, quando facevo volontariato in una mensa, un ragazzo straniero mi ha fissata, chiedendomi se mi sarei ricordata di lui. Certo, mi son detta, e anche per questo ho scritto una canzone… Invece, “Lady Maybe” è dedicata a tutte quelle persone che sono semprein“forse”,nonsi decidono mai. “Minor offender”,chedàiltitolo all’album, racconta di una donna che seduce gli uomini con leggerezza per avere il potere. Noi tutti possiamo essere sedotti da qualcosa o qualcuno anche senza accorgercene… “Superior” è la storia di coloro che si sentono più bravi in tutto, mentre naturalmente “Montréal… Je reviendrai” è un omaggio alla mia città, nella quale torno ogni anno anche per capire i cambiamenti che ci sono stati.

E dal punto di vista musicale, qual è la tua impronta?
Si sente certamente l’impostazione classica del mio pianismo, ma il mio genere cantautorale è in equilibrio fra pop e jazz, anche perché ascolto un po’ di tutto. Chi mi ha colpito di più? Come carica emotiva senza dubbio Tori Amos, nella quale mi ritrovo, ma anche il mio connazionale Leonard Cohen è un grande. L’ho conosciuto a una festa in Canada; del suo maestro e amico Irving Layton, il più grandepoetacanadese,chefu nominato per il Premio Nobel, ho musicato cinque poesie giovanili, con il suo permesso prima della sua scomparsa.

Preferisci cantare o suonare?
Mi piace sia cantare che suonare il piano, sono due modi diversi di esprimersi, sonoduemodidi“respirare”.

Adesso, dopo il disco, si riprende a suonare in giro?
Sì, anche se sto pure lavorando alle musiche per un film indiano, esperienza bellissima che ho fatto spesso. Mi piace abbinare musica e cinema, che sono le mie grandi passioni.

È facile per te trovare da suonare nei locali?
Ci sono alcuni posti fantastici, ma altri non accettano la musica propria. Così così, insomma…

Prossimo appuntamento con la tua musica?
Sabato 23 febbraio prossimo sarò al negozio Discovery di Schio per presentare il disco

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